Hansei: cambiare imparando dagli errori

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donna che scrive

Vuoi vivere la vita che hai sempre desiderato e non sai da dove cominciare? Oppure in cuor tuo lo sai, ma hai paura di affrontare le decisioni e le conseguenze che ne derivano?

Affidati alla pratica di Hansei: imparare dagli errori. E tutto diventa più semplice, sicuro e affrontabile.

Un po’ di storia

Hansei appartiene alla cultura giapponese e si riferisce alla capacità caratteriale della persona di riuscire ad imparare dagli errori fatti e a fare il punto della situazione sui vari ambiti della propria vita partendo da un’introspezione personale.

Si tratta di prendersi il tempo quotidiano per praticare un dialogo con il proprio io interiore e comprendere i propri punti di forza e di debolezza in termini di pensieri ed azioni. Tutto questo richiede di analizzare gli errori commessi nel passato e di imparare le lezioni in essi nascoste, per comportarsi in modo migliore nel futuro.

In teoria la pratica di Hansei porta con sé il profondo senso comune “sbagliando si impara”, che da fin da bambini ci viene ripetuto, ma nella realtà quante persone realmente la praticano in modo efficace?

Quanti si mettono in discussione e hanno l’autenticità di ammettere i propri errori, identificare la lezione, agire in modo diverso la volta successiva e percepire una sensazione di benessere personale?

Pochissimi!

Perché ci vuole umiltà e garbo con se stessi e un’autostima molto forte per superare i condizionamenti sociali e familiari ricevuti. Per molti è troppo impegnativo e faticoso modificare certe abitudini o avviare un cambiamento, preferendo rimanere in una situazione di sicurezza conosciuta, benché svantaggiosa.

Le caratteristiche della pratica di Hansei

Ecco i passaggi per avvicinarsi alla pratica quotidiana di Hansei e per inserirla nel tuo stile di vita con facilità e naturalezza:

1. Riconoscimento dei problemi: ognuno di noi percepisce subito quando qualcosa non va. I segnali provengono da condizioni di insoddisfazione, disagio, stress, mancanza di serenità, comportamenti disfunzionali ecc.

Bisogna vagliare i vari ambiti della propria vita personale (rapporto di coppia, con figli, lavoro, vita sociale ecc..). e rendersi conto dove c’è un problema (smettendo di “raccontarsela”). Si può migliorare solo quando ci si rende conto che c’è un problema. Questo è il primo passo verso Hansei.

Una volta individuata la problematica, si affronta lavorando su se stessi. In che modo? Uno dei metodi per comprendere e superare il problema è attraverso la metodologia delle 5W. Porsi domande efficaci, che indagano il Perché (Why), Cosa (What), Chi (Who), Dove (Where) e Quando (When) dell’accaduto, aiutano a fare chiarezza e a indirizzarsi verso la soluzione del problema.

2. Responsabilità personale o soggettiva: questa fase è il passo decisivo. È la chiave di volta del cambiamento e dell’evoluzione. Assumersi la responsabilità personale per il proprio fallimento con umiltà e gentilezza, senza mettersi nei panni della “vittima” o dare le colpe dell’insuccesso, dell’errore a persone, cose o circostanze esterne. Sai perché?

Perché in ogni situazione o persona a cui ci si trova di fronte si può sempre scegliere cosa fare (o non fare), cosa dire (o non dire) ecc… E se la scelta è un riflesso incondizionato derivante da programmazione mentali o educative ricevute negli anni?

Bene, si comincia a comprendere quali sono le credenze e le convinzioni limitanti che sono alla base di tali comportamenti e si inizia a lavorare per cambiare questi sistemi di credenze. Rispondere alla domanda: “Queste idee sono ancora vere per me oggi?” sblocca i limiti mentali.

È in questo preciso momento che occorre prendersi il tempo per sé, entrare nel proprio silenzio interiore (magari iniziando con la meditazione), capire quali sono i propri bisogni (spesso veicolati dalle emozioni), per portare consapevolezza nelle scelte successive. Meditare aiuta ad abbandonare l’attaccamento emotivo al fallimento, riducendo il senso di colpa per agire in modo differente rispetto a quanto gli altri si aspettano da noi.

3. Impegno per il miglioramento: in questa terza fase si prende un impegno con se stessi per migliorare, non solo a parole, ma anche con un piano di attività concrete ed efficaci, perché è solo con l’azione che si attiva il cambiamento.

Questo approccio esclude le punizioni e guida i comportamenti e le scelte alla soluzione. Si superano i vecchi sistemi di credenze inefficaci e si rafforza il successo personale e l’autostima.

Hansei è una pratica introspettiva e coinvolge, anche, tutte le persone che ruotano intorno alla propria vita, migliorando la capacità comunicativa.

Hansei è una pratica che richiede l’azione elaborando un piano di “cose da fare” dettagliato e pragmatico.

Qualche esempio?
Decidere di tenere un diario dei progressi, in cui scrivere e rileggere spesso le cose da dire o da fare nei vari contesti di vita e di lavoro.

Creare una tabella giornaliera per monitorare il raggiungimento di macro-obiettivi, attraverso delle liste di micro-obiettivi, facilmente controllabili e raggiungibili.

Hansei nella quotidianità

Inserire la pratica di Hansei nella propria quotidianità è, di fatto, una questione di organizzazione. Quando la volontà di migliorarsi è più forte di ogni scusa, il motore motivazionale si accende e questo diventa un processo giornaliero, perché ci sono sempre aree di miglioramento, per cui si sente di non essere mai arrivati.

Non solo, quando l’approccio al problem solver diventa un’abitudine, nascono intuizioni, soluzioni e spunti originali anche ai problemi più ostici!

Ecco qualche idea pratica e creativa per inserire la pratica di Hansei nelle routine di tutti i giorni.

  • Cominciare la domenica, in modo da ritagliarsi un momento tranquillo, meglio se a contatto con la natura che piace di più (al mare, al parco, in un bosco ecc…).
  • Fare la lista numerata degli attuali ambiti di vita in cui si sviluppano le proprie giornate e relazioni (a casa e in famiglia con il compagno/a, con i figli, con i genitori, con fratelli/sorelle, al lavoro con colleghi, in ambiti di svago con amici ecc…).
  • Per ogni ambito di vita scrivere con sincerità quelle situazioni che creano disagio (o emozioni negative) e che dunque sono fonte di carenze ed errori (i propri lati deboli).
  • Per ognuna di queste situazioni rispondere a queste domande per iscritto:
    1. di cosa avrei bisogno in questo momento (bisogno di tempo, comprensione, equità, fiducia, lealtà ecc…?
    2. come posso comunicare questo bisogno (con le parole)?
    3. cosa posso fare per evitare che questo disagio si ripeta (con le azioni)?
    Queste domande forniscono risposte e piani d’azione costruttivi, riuscendo a superare la parte più difficile, quella con se stessi.
  • Il lunedì successivo rileggere al mattino il diario e mettere in pratica durante la giornata tutto quello che si è scritto. Osserva come sta cambiando la vita rispetto ai giorni precedenti. La sera prendersi 10 minuti per fare di nuovo il punto della situazione.
  • Si possono usare colori, evidenziatori, cartoncini, post it, notifiche, tutto quello che piace di più per ricordarsi le nuove abitudini da attuare.
  • Si può creare con i social una rassegna stampa positiva che permetta di interagire con affermazioni positive e funzionali.
  • Si può partecipare a corsi o eventi di sviluppo personale per conoscere altre persone che stanno facendo lo stesso percorso.
  • Si possono leggere libri o blog sull’argomento per rafforzare la propria consapevolezza.
  • Si può tenere una tabella, stile “gioco dell’oca”, avanzando la propria pedina ogni giorno in cui si arriva a sera avendo attuato i nuovi cambiamenti. Quando si centra l’obiettivo, premiarsi con un regalo!
  • Si può riorganizza lo spazio e gli arredi di casa, sembra un’azione banale, in realtà lo spazio abitativo è un prolungamento di se stessi per cui deve essere allineato al nuovo modo di agire e pensare.
  • Si può creare un rito positivo (per esempio una tisana e un po’ di musica) collegato al momento in cui si fa il punto della situazione della giornata o di una situazione.
  • Se in una relazione ci si accorge di aver usato modi scortesi, chiedere subito “scusa” e “mi dispiace”, perché l’orgoglio è il nemico numero uno della qualità dei rapporti.

Sbagliare è umano e dalla sconfitta può nascere grande saggezza, perché dovrebbe essere un problema? L’importante è non sbagliare spesso.

Riconoscere un errore è un’ammissione di forza e l’umiltà è il marchio di un vero eroe.

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